RigenerAction
Torre di Oriolo-Faenza-settembre-2024
La mostra è aperta al Sabato e alla Domenica dalle 14.00 alle 18.30 per tutto il mese di settembre
Rigeneraction, Mostra collettiva, Torre di Oriolo, Faenza, (RA), 07/29 settembre, 2024
Nella tranquillità incantata della campagna di Faenza, spicca la Torre di Oriolo tradizionalmente attribuita a Giuliano da Maiano, architetto di fiducia della famiglia Manfredi. Oriolo dei Fichi è un piccolo nucleo abitato situato sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo, a una decina di chilometri a sud-est di Faenza ad un’altitudine di 141 metri sul livello del mare. Qui da vedere è, appunto, la Torre con una terrazza panoramica mozzafiato a cui si accede con una scala a chiocciola: la struttura del torrione è esempio particolare di un mastio a pianta esagonale, a doppio puntone, significativo nel suo genere. E’ qui che è allestita la mostra RigenerAction (organizzata su invito di Valentina Bertaccini, da Artè, con il patrocinio dell’Unione della Romagna Faentina), dove sono presentate le Opere di artisti provenienti da aree geografiche diverse del nostro Paese: Antonio de Pietro, Antonio Froio, Alfredo Granata, Luigi Impieri (in qualità anche di curatore), Delio Piccioni e Stefano Ricci. L’occasione di allestire una mostra collettiva, nella Torre di Oriolo, consente al nostro gruppo di mettere in relazione le opere con un luogo che sembra mitico, grazie all’attenzione prestata nel tempo dall’uomo, che se ne è preso cura, che lo ha tutelato, mai dimentico della consegna di un “testimone”, frutto di un concetto di tutela del patrimonio paesaggistico, arrivato intonso sino ai giorni nostri. Noi artisti vorremmo tenere in mano, almeno per un po’, questo importante testimone e, così, invitare il visitatore ad effettuare un percorso “immersivo” a Torre d’Oriolo, tale da coniugare tutti gli “elementi” fra loro, facendo sì che si contemplino contemporaneamente la campagna circostante, il borgo, la torre, i profumi, i suoni, le visioni e le opere. L’esposizione segue rispettivamente l’esperienza in residenza d’artista, che molti di questi artisti hanno fatto dal 20 al 24 agosto 2024, a Torre di Ruggiero (CZ). Ciò che è stato prodotto è il risultato di un laboratorio espressivo svolto in collegamento con un gruppo di Artisti newyorkesi, per la mostra intitolata: “Dalla Magna Grecia alla Grande Mela, Recycled & Found”, visionabile on line fino al 31 dicembre 2024 sulla piattaforma BabylonArts.org che ha sede a New York. Il titolo, RigenerAction, intende il ristabilirsi di un’integrità strutturale, fisiologica o parti del mondo a cui apparteniamo, precedentemente perduti o asportati di cose materiali e immateriali, aspirando al contempo ad una restituzione o recupero di uno stato di grazia materiale o spirituale, o di dignità morale, sociale, politica. Come per le altre due esperienze artistiche sopra citate, noi artisti attraverso le nostre opere, intendiamo dialogare col pubblico per porre l’attenzione su due facce della stessa “medaglia” dell’arte: la dimensione etica e quella estetica. In un tempo in cui il godimento sembra essere manipolato dal libero mercato, per fini esclusivi di possesso e lucro, notiamo che il pubblico viene (dis)orientato, grazie ai grandi capitali utilizzati mediaticamente e propagandisticamente a non vedere l’arte come linguaggio universale che faccia riflettere e contemporaneamente godere. Questi due verbi, bellissimi, sembrerebbero soprattutto di questi tempi, relegati al disuso, ovvero sostituiti da altri loro contrari, come ad esempio correre, sperperare, inquinare, mordere e fuggire. Della serie perché perdere tempo per mettersi a pensare, quando in fondo ci sono i super poteri che manipolando le menti attraverso i media e la propaganda possono decidere tutto per noi? Sono queste le domande su cui ci piacerebbe discutere attraverso questa nostra mostra collettiva, nella quale, ogni opera realizzata individualmente da ogni artista è connessa alle altre tramite il principio dei vasi comunicanti necessari a ristabilire un punto di vista differente, non omologato al libero mercato corrente. La nostra probabilmente è un’utopia che crede alla funzione dell’arte come antidoto all’apatia del “sentire” e all’anestetizzazione dei sensi, causati anche da un’agire (dis)umano quasi esclusivamente digitale. Ed è ciò che unisce questo gruppo di artisti, animati dal piacere della condivisione, dall’operare insieme, nell’elaborare idee e opere in antitesi alla competizione e all’eliminazione dell’altro e del diverso. Noi cerchiamo di riportare l’attenzione sull’analisi, sulla poesia, sull’esercizio del libero pensiero, sulla dialettica in merito alla difesa della terra (e delle specie che la abitano), del clima, delle acque e dell’aria. Le nostre opere, oltrepassano le frontiere canoniche in cui l’arte borghese si presta: pittura, scultura, arti applicate, per inglobarle tutte. Esse dichiarano un’attenzione per l’etica, in cui modernità, storia e tradizione sono elementi di analisi inseparabili per creare. Creazioni in cui forma e contenuto dialogano per ricordarci che l’obiettivo non è forgiare un capolavoro che faccia pendant col tappeto di casa, ma per ricordarci che la “bellezza” dell’opera sarà raggiunta quando questa ci permetterà di riflettere sul destino del mondo. Creare quindi non in virtù del dio denaro e delle derive verso le quali il suo cattivo uso ci porta, ma in virtù delle domande che l’opera d’arte riesce a fornirci affinché possiamo salvarci dalle conseguenze dell’inquinamento globale e dalle ingiustizie. I nostri lavori prevedono il rapportarsi con materiali poveri come l’argilla, che è la metafora dei 4 elementi vitali, da cui si sviluppa la maiolica e che hanno a che fare con l’idea del recupero e della rigenerazione di innumerevoli altri materiali. Le nostre forme e le nostre figure, dichiarano un’attenzione ai temi sociali e ai diritti, non solo degli uomini, ma di tutte le specie del pianeta. Parafrasando Duchamp, bisognerebbe liberarsi di un’arte pensata solo per la vista: “l’arte non dev’essere esclusivamente visiva o retinica. Deve interessare anche la materia grigia, il nostro appetito di comprensione” e, aggiungeremmo noi, deve sollecitare i sensi. Da qui l’esigenza, per noi artisti partecipanti a questa esposizione, di presentare opere che oltrepassino il limite della cosiddetta pittura da cavalletto, ossia che prevedano ulteriori interventi tecnico-espressivi, come il riuso di materiali altri, oggetti dismessi e/o dimenticati: chiodi, corde, carte, tessuti, terrecotte, ferri, legni, maioliche…o frutto di scarti dell’attuale produzione industriale, abbandonati nell’ambiente: reti, plastiche, catrame, tessuti sintetici, gomme, metalli, ceramiche…Come ha scritto Mattia Mezzetti, in “Rigeneriamo il territorio”, il consumismo esasperato che contraddistingue lo stile di vita occidentale, e sempre più anche quello dei Paesi in via di sviluppo, è nocivo e diseducativo. Creiamo una quantità di rifiuti eccessiva, che invade i nostri spazi vitali. Siamo ormai abituati a pensare che ogni cosa, dopo aver svolto il suo compito, vada gettata, senza pensare alle conseguenze del gesto. È però possibile dare nuova vita a quel che viene buttato, rigenerandolo sotto forma di arte. La creatività, esattamente come i rifiuti, è parte della nostra vita quotidiana. Contrapporsi alla (sotto)cultura dell’usa e getta, che ci porta a generare montagne di scarti, esprime civiltà e sensibilità. Servendosi di talento e inventiva, è possibile donare bellezza allo scarto e restituire alla comunità un’opera d’arte. Il riciclaggio artistico crea valore laddove non sembra essercene alcuno e consegna un messaggio importante: lo scarto è una risorsa.
In conclusione De Pietro pone l’attenzione sull’idea che la cultura e la conoscenza sono la base del progresso e quindi, di fatto, le sue opere intendono porre l’accento sulla salvaguardia delle biblioteche e del patrimonio culturale tout court; Froio presenta le sue opere in dialogo fra loro. Esse sembrano finestre aperte sulle conseguenze determinate dall’inquinamento e dalle guerre, ma dalle quali conviene sporgersi per intessere il dialogo che promuove la pace; Granata individua nella tradizione, nella storia e nelle tematiche sociali gli ingredienti propedeutici al proprio estro artistico. Comprendiamo che per lui siano importanti alcuni pigmenti cromatici espressi in chiave pop e materiali echeggianti l’ arte povera; Impieri è un artista eclettico e in questa mostra per omaggiare la città della ceramica, presenta opere in maiolica, ovvero barchette, colombe, angeli e rose, che alludono ai temi dell’emigrazione, dell’amore, della passione e della libertà; Piccioni, crea delle pitto-sculture mobili, azionabili e modificabili, in taluni casi, da manovelle che ci riportano ai sogni infantili e che sono simboli sì ludici, ma anche di rigenerazione dei nostri rigidi pensieri adulti; Ricci ricrea mappe geografiche improbabili, che grazie all’alchimia dei diversi materiali usati ci consentono di comprendere meglio l’idea di un mondo che risulterebbe più bello se lo liberassimo da quei muri, non solo mentali, da cui è invaso.
La mostra è aperta per tutto il mese di settembre al sabato e alla domenica dalle ore 14 alle 18.30 (chiuderà il 29 settembre)
Antonio de Pietro-“Lettere d’Amore”
Antonio Froio–“Extinction Rebellion 1 e 2 / Ultima generazione 1 e 2”-2024-cm. 75×100
Quadrittico di smalti e stampe fotografiche su tela;
“Extinction Rebellion (1) e (2)” e “ Ultima generazione (1) e (2)” sono i titoli delle quattro tele create da Antonio Froio in solidarietà con i movimenti attivisti omonimi che, con proteste e azioni eclatanti ma non violente, lottando per un mondo migliore tra il dissenso di molta opinione pubblica. L’autore, sensibile alle tematiche sociali e ambientali, è convinto che la globalizzazione e il buon governo del pianeta, richiedono l’impegno straordinario delle istituzioni e, oggi più che mai, una maggiore attenzione degli artisti. Il tema trattato nel quadrittico riguarda, quindi, le guerre e l’inquinamento ambientale e la tecnica utilizzata per la loro esecuzione ricalca, parzialmente, l’azione performativa di protesta degli stessi attivisti. I segni, istintivi e casuali, lasciati dall’imbrattamento delle tele, destabilizzano alcuni canoni della storia dell’arte ma, superato l’impatto estetico, resta la riflessione più consapevole a qualificare l’opera. I quadri, adeguatamente esposti, dialogano fra di loro sulla propria natura mettendo a nudo gli attuali drammi umani. Così l’immagine sensoriale viene sostituita da un’esplicita visione concettuale dove il gesto istintivo da più forza e pregnanza al contenuto dell’intera opera. L’artista ha realizzato le sue tele appositamente per la mostra collettiva “Arte è Rigeneraction” (Torre di Oriolo (RA); 7-29 settembre 2024). Lo sfondo nelle quattro tele, infatti, è in relazione con la muratura di mattoni a faccia vista della rocca e, inoltre, in una di esse è riprodotta l’elaborazione fotografica di alcune opere degli stessi artisti presenti in mostra
Alfredo Granata
Luigi Impieri-“Insieme Volare”-maiolica-Torre di Oriolo-Faenza-2024
Considero l’arte figurativa un linguaggio universale, per questo motivo, io penso, che non si dovrebbe fare eccessiva letteratura sull’arte, al contempo credo che almeno un incipit vada dato. E’ per questo che scrivo queste poche righe, con la speranza che possano servire a farvi addentrare parafrasando Dante nella selva dell’Arte.
Il lavoro che presento qui, in questa mostra collettiva, è di tipo ceramico. Ho scelto di esporre qui opere da me realizzate con questo materiale, da un lato per il rispetto che si deve alla città di Faenza, in quanto patria della maiolica, che in molte parti d’Europa chiamano propriamente Faience, o Faïence (dal nome francese della città di Faenza), ed anche perché la ceramica, è il risultato di una composizione (alchemica) dei quattro elementi che attengono alla vita: l’Acqua, l’Aria, il Fuoco e la Terra. L’opera che presento in mostra è altresì un’installazione, distribuita in alcuni degli spazi della torre, da considerare sia come opera unica e/o suddivisa in più oggetti, alcuni dei quali appoggiati su base in terracotta (in parte colorata in oro acrilico). Essa allude al tema dell’emigrazione e dell’immigrazione, ed è animata da Barchette, Colombe, Amorini e alcune piccole Rose simboleggianti la passione e l’amore. Sono forme che assumono almeno per me, un valore evocativo, che ha a che fare con i concetti della libertà e della della speranza. I colori usati sono il rosso (sinonimo di energia, pericolo e amore) e il bianco (di fatto, un non colore), che contiene tutti i colori dell’iride e che rappresenta la luce, la libertà, la pace, la purezza e un nuovo inizio. Le “barchette di carta”, non sono solo oggetti che tanti di noi abbiamo creato da bambini con la tecnica degli origami, ma tutti attribuiamo a queste un significato di speranza, di buon auspicio, di romanticismo. Le colombe, come sappiamo sono sinonimo di pace, poiché sono uccelli mansueti, dolci e miti, con il loro volo verso il cielo, sono quindi un potente simbolo di rinascita e di speranza per un futuro migliore. Gli Amorini sono la personificazione mitologica del dio Amore, in quanto raffigurato nella poesia e nell’arte con aspetto di fanciullo, per lo più nudo e alato. Essi rappresentano il passaggio dalla vita materiale a quella immateriale, parafrasando Shakespeare potremmo dire che “essi sono fatti della stessa essenza dei sogni”. Insieme Volare-Luigi Impieri- mostra-“Rigeneraction”
Delio Piccioni
Stefano Ricci
RIGENERACTION
Ho realizzato per RIGENERACTION in uno spazio della torre di Oriolo un’installazione che vede dialogare opere appartenenti al passato con il presente della mia ricerca artistica.
Il tema dell’io,della guerra, ma anche della speranza nel “ritorno agli archetipi” come una mappa concettuale….un dialogo tra un’opera del 2004 (“operazioni temporali, la guerra non mi fa dormire sonni tranquilli) e una recentissima del 2024 realizzata per l’occasione e articolata in più elementi oggettuali e pittorici…
Da una parte il calco del mio volto “incastonato” nell’anfibio militare dove dai propri lacci scendono l’immagine fotografica dell’altro anfibio visto frontalmente come una bocca mostruosa e completato da un ovale pittorico dove il tema del frammento presente nelle mie installazioni sin dagli anni 90’ si materializza in una pietra lavica che incombe su un’orizzonte marino pittorico come un innocuo sassolino o un inquietante meteorite…
All’estremità ancora il calco del mio volto a guardare il precedente e questa volta incastonato nella corteccia di una betulla; il volto è inserito in una non convenzionale tela (oggetto trovato tra i “rifiuti dell’alluvione”) dove l’elemento pittorico del blu fonde e tiene insieme la natura con il mio “io” pronto a perdersi dentro alla stessa natura che non dimentica di dialogare con piccoli oggetti del passato come una piccola coppa di candelabro appartenuto a mia nonna paterna….
Poi ancora appoggiati davanti ad un feritoia della torre ancora un mio autoritratto circolare posto all’estremità di una mia mappa fatta di pittura materica azzurra e che vede come un’arco (che punta nella stessa apertura preposta a scagliare freccie dalla torre di Oriolo ) una vertebra di un pesce che ho raccolto nei luoghi delle mie meditazioni e contemplazioni…..
A terra un grande tela capovolta che diviene ancora mappa e che accoglie in basso a sinistra un’ulteriore mappa per rimettere in discussione all’ultimo, il verso “giusto” dell’opera nella tela che viene così volutamente celata al pubblico in questa unica installazione.
Nelle altre tavole dipinte disposte alle estremità dell’installazione il “ritorno agli archetipi” nelle vele Greche come auspicio a ritrovare una linea di galleggiamento e di speranza dove l’arte relazionale e collettiva rappresenta il tramite ideale.
Stefano Ricci 2024
Presentazione della Mostra
La Torre di Oriolo, Antonio Froio affacciato alla finestra